Tappa 11: da Rose ad Acri


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Dati tecnici

Lunghezza: 28,200 km
Difficoltà: Difficile

Dislivello in salita: 1300 m
Dislivello in discesa: 1000 m

Note: Tappa dura. Possibilità di dividere la tappa fermandosi all’abbazia della Sambucina di Luzzi (nei dintorni diverse soluzioni di pernottamento e ristorazione vedi qui).
Quota minima: 390 m slm
Quota massima: 963 m slm

Fondo: 65% asfaltato, 35% sterrato

Acqua potabile:
Fontana Querceto (5,2 km),
Fontana Timparello (12,5 km),
Acqua di Manca (21,7 km).

Località di partenza

Rose (423 m slm)

Località di arrivo

Acri (710 m slm)

Territori comunali attraversati

Rose, Luzzi, Acri.

Punti di interesse

  • Abbazia di Santa Maria della Sambucina;
  • Acri (Chiesa di San Francesco di Paola).

Percorso

Tappa dura per i continui saliscendi e per la lunghezza. Parte da Rose (423 m) e raggiunge il borgo di Acri (710 m). Poche fontane ma ben distribuite lungo tutta la tappa.

Ripercorso a ritroso l’ultimo km della tappa precedente, si continua lungo la SP247, fino ad un curvone verso destra; qui si svolta a sinistra, per una stradina che sale tra ulivi e poi tra querce e arbusti. In breve spazio si incontrano tre bivi; ai primi due si mantiene la sinistra, all’ultimo si va a destra, salendo a tornanti fino le case di località Querceto. Ancora in salita e sulla sinistra si prende uno sterrato che taglia il fianco ovest di Serra Femminamorta (880 m), con una magnifica vista sui monti della Catena Costiera e del Pollino. Si torna su asfalto e poco dopo si svolta a destra per una stradina che avanti diventa sterrata, inoltrandosi tra castagni e querce per 3 km.

Si incrocia la stradina asfaltata di località Serra Civita, a monte del borgo di Luzzi. Al bivio vi è una piccola croce; qui si svolta a destra salendo tra filari di vigneti, uliveti e querceti, fino all’abbazia della Sambucina (848 m). Sorta nel XI secolo, fu la “madre” di numerose abbazie nate in tutto il sud Italia, e dimora dell’abate Gioacchino da Fiore. Poco più avanti si gira a destra per la SP248 che in salita porta nel caseggiato di Serra Casino (963 m) punto più alto della tappa. Si lascia la provinciale per la stradina di C.da Spezzacapo; dopo 2,5km si scende sulla destra per uno sterrato che attraversa un castagneto da taglio, fino a località Fruscetto, dove si torna su asfalto.

Si continua per una stradina che in un paio di km conduce al caseggiato di località Cuta, e dopo altri due in quello di Serricella, da dove si apre una magnifica vista sul borgo di fine tappa, al di là di un’ampia vallata. È quella del Fiume Mucone che nasce sull’altopiano silano -e che a 1127 m di quota è sbarrato da una diga e forma il grande Lago Mucone o Cecìta-. Da Serricella si scende nella valle, girando a sinistra per una stradina asfaltata e poi per uno sterrato che conduce all’attraversamento del fiume (397 m). Una carrareccia risale a tornanti e, dopo un importante dislivello, conduce tra le viuzze di Acri (710 m), fino al fine tappa della Chiesa di San Francesco.


Foto



Mappa ed altimetria




L'episodio della tappa

San Francesco di Paola ammonisce e allontana i peccatori
Francesco di Paola è stato il santo della conversione. Invitava tutti, laici e consacrati, a confessarsi spesso, a riconciliarsi con Dio e con il prossimo; esortava, poi, a seguire un cammino di trasformazione radicale, tale da progredire sempre di bene in meglio. Aveva a cuore le sorti dei peccatori e per compassione si sottoponeva ad austere penitenze per scontare le offese rivolte a Dio.
Se è vero che tante persone accorrevano da fra Francesco per essere guariti da qualche malattia, è ugualmente vero che tante altre si recavano da lui con l’esclusivo obiettivo di ricevere “ottimi insegnamenti e consigli”, come ci racconta il testimone Simone de Yesio. Frate Francesco era accogliente e comprensivo nei confronti di chi provava a condurre un cammino di conversione, esortava tutti a mantenere pulita la coscienza, ma si mostrava deciso e risoluto verso i peccatori ostinati. Il testimone, infatti, racconta che quando andava da lui qualcuno che addirittura si compiaceva del male fatto, fra Francesco lo allontanava dicendo: “Vattene e abbandona i tuoi piaceri cattivi”.